
annotazioni superficiali
Annotazioni Superficiali
RA1
Colpire ascoltando la pioggia2
oppure
Colpire ascoltando nella pioggia3
Fine [?]4
[Il colpo avviene per]
• Moto rapido e violento per cui un corpo
entra in contatto con un altro;
• Movimento veloce di uno strumento
oppure di un oggetto;
• Caduta.5
LA BESSA1
Cammina sulla pietraia. Posiziona un dispositivo di playback che diffonde un suono continuo e lascialo alle tue spalle: avanza lentamente, cercando di tracciare una linea.
Prosegui fino a perdere il riferimento sonoro dato dal dispositivo.
Torna indietro avendo cura di rimanere lungo la linea tracciata.
[Ricomincia a piedi nudi]
Fare polvere
Lascia una pietra in uno spazio familiare, in una posizione che la renda ben visibile: ogni giorno, per un minuto, ascolta tutti i suoni che ti circondano come se provenissero dalla pietra.
Sposta la pietra quando della polvere si è depositata sulla sua superficie.
la medusa è un ispessimento dell'acqua
Nello spazio di lavoro, posiziona un altoparlante che diffonde un suono continuo, a un volume adatto alle tue esigenze di ascolto; rivolgiti frontalmente all’emissione sonora, ovvero con il volto alla stessa altezza della membrana dello speaker e trova una posizione comoda, ma consueta. Nello svolgimento dell’esercizio è importante che il corpo non venga condotto in una condizione posturale diversa da quelle che abitualmente assumi nel compiere le tue mansioni o durante il riposo.
Inspira, e lascia entrare il suono emesso dall’altoparlante.
Abita la sensazione di riempimento; cura la pausa respiratoria che segue l’inspirazione e contieni il suono.
Espira, e lascia uscire il suono emesso dall’altoparlante.
Abita la sensazione di svuotamento; cura la pausa respiratoria che segue l’espirazione e spargiti nel suono.
Mantieni il ciclo inspirazione-pausa-espirazione-pausa continuo e rilassato e osserva cosa accade al corpo, e al suono, nell’estensione e contrazione data dal respiro. Trovato l’agio necessario affinchè ci sia continuità energetica tra il suono (emesso dall’altoparlante) e il corpo, stabilizza il circuito (tempo, intensità, rumorosità del respiro…) ed entra in una modalità di ascolto immersiva. Porta l’attenzione a ciò che avviene nello spazio attorno a te, e oltre ad esso, e cerca di abitare l’azione di compenetrazione che avviene tra te e l’ambiente. Definisci la vitalità del suono, e del corpo, in relazione al movimento dell’aria, acquisendo la consapevolezza di essere in qualcosa che a sua volta è in te (l’aria). La mutualità tra il respiro e l’ambiente è uno strumento utile a potenziare l’ascolto dei pattern minimi e vasti dell’esperienza sonora e una risorsa continua per ampliare la capacità individuale di progettazione, azione e riposo. L’esercizio prosegue fino a che la sua azione benefica è esaurita.
[crescita]
Attua una transizione verso una modalità di ascolto selettiva: scortica (o frattura) la sensazione di immersione trascurando deliberatamente il sopraggiungere di nuovi stimoli ambientali. Osserva esclusivamente i fenomeni che emergono tra il respiro e il suono di riferimento.
indaga
• Il suono è una variazione di ciò che ha luogo nel respiro.
• Il respiro modella la consistenza del suono e permette di unirsi e separarsi alla sua densità.
• Il respiro modifica la proiezione dinamica del suono durante l’inspirazione e l’espirazione, lasciando il corpo, nelle pause respiratorie, vulnerabile alla sua intensità dinamica.
[crescita]
Attua una transizione verso una modalità di ascolto selettiva1: frattura la sensazione di immersione trascurando deliberatamente il sopraggiungere di nuovi stimoli ambientali. Osserva esclusivamente i fenomeni che emergono tra il respiro e il suono di riferimento2.
indaga
• Il suono è una variazione di ciò che ha luogo nel respiro.
• Il respiro modella la consistenza del suono e permette di unirsi e separarsi alla sua densità.
• Il respiro modifica la proiezione dinamica del suono durante l’inspirazione e l’espirazione, lasciando il corpo, nelle pause respiratorie, vulnerabile alla sua intensità dinamica3 .
sinewave_1 indaco
Siedi rivolto a un altoparlante che diffonde un’onda sinusoidale a 433Hz. Ascolta, e conduci il suono nello spazio tra le sopracciglia, fissando l’attenzione nella zona tra la radice del naso e le arcate sopracciliari. Calma il respiro, con fasi distese di inspirazione ed espirazione: dalle narici, osserva il movimento dell’aria mettere in disordine i margini del suono e, allo stesso tempo, rinnovare la sensazione, sempre più centrale, dell’onda sonora.
pialassa1
Ascolta la crescita di un unico suono2.
fiume_1[11-8-2020]
Raccogli una pietra lungo il percorso del fiume e portala con te.
Abbandona la pietra nello spazio in cui svolgerai l’esercizio e lascia che assorba le informazioni che la circondano; è importante che le sensazioni della giornata al fiume, nella quale hai raccolto la pietra, vengano in parte dimenticate, cimentandosi nella pratica fuori dall’eco del contesto originario della pietra1.
Inizia l’esercizio trovando una postura adeguata e distensiva; scegli una zona del tuo corpo e appoggia su di essa la pietra lasciando che eserciti il proprio peso con la maggiore aderenza possibile alla pelle2. Il corpo e la pietra hanno temperature diverse4. Ascolta il disordine generato dal loro contatto, ovvero porta l’attenzione al trasferimento di energia dal corpo più caldo verso quello più freddo. Trascura completamente i suoni che ti circondano e concentrati sulla transizione di calore fino al momento in cui la sensazione di separazione tra la pelle e la superficie della pietra scompare. I corpi raggiungono la stessa temperatura e i suoni dell’ambiente sono mantenuti distanti, resi remoti5.
Rimuovi la pietra consentendo ai suoni dell’ambiente di riemergere6.
R #1 da sinistra verso destra
Siedi al centro di una stanza vuota dopo avere posizionato una fonte di rumore bianco1 alla tua sinistra, vicino al muro; il volume di proiezione del suono deve essere intenso e adatto alle tue esigenze; il tuo corpo è in linea con la posizione dello speaker e l’emissione sonora è rivolta verso di esso; trova una posizione comoda prima di intraprendere la pratica, la cui durata deve essere decisa prima del suo inizio.
Ascolta
• La metà sinistra del corpo è vulnerabile e il rumore esercita una pressione diretta su di essa; lo spazio che ti separa dal muro di sinistra è riempito di suono; le superfici del corpo si compattano, assorbono il suono e sostengono la sua presenza.
• La metà destra del corpo è protetta e il rumore non esercita una pressione diretta su di essa; lo spazio che ti separa dal muro di destra è privo di suono; le superfici del corpo si dilatano, cercano il suono e colmano la sua assenza.
Definisci le sensazioni che riguardano la metà sinistra e la metà destra del corpo, mantenendo le parti separate, lontane. Trova agio in questa condizione, evita il mescolarsi delle sensazioni e lascia emergere due distinte esperienze di ascolto del rumore bianco: una appartiene alla tua metà sinistra, l’altra appartiene alla tua metà destra.
Avanti così, sino a esaurire il tempo concesso a R #1.
R #2 vuoto alle spalle
Un rumore ti raggiunge1; fermati, individua la sorgente di quel rumore e rivolgi il tuo corpo verso di essa; se il suono è continuo, concentrati, e lascia che la distanza tra te e l’emissione sonora si riempia della sua energia; l’aria si addensa ed esercita una pressione crescente sul piano frontale del corpo; carne e indumenti assorbono il suono, che pervade ogni tua superficie prima di proseguire il proprio percorso2; rivolgi l’ascolto solamente al davanti del corpo, dove l’aria, disordinata dal rumore, si infrange, dandoti la sensazione di una spinta verso il vuoto alle tue spalle.
FIUME_2 [7-6-2020]
Il Ponte di ferro è una struttura di servizio e collegamento tra i due argini del Savio, nei pressi di Cesena; collocato nel Parco Naturale del fiume, si presenta su di un piano rialzato rispetto al percorso che conduce, lungo una riva, alla Centrale Idroelettrica di Mulino Cento e, nella riva opposta, al prato umido di Cà Bianchi. La struttura e la passerella pedonale di griglie in piatto di ferro, rendono il ponte particolarmente risonante e rispondente alle sollecitazioni, come ad esempio, quelle generate dal camminare. L’esercizio sfrutta il ponte per esplorare due modalità di ascolto dei fenomeni di risonanza prodotti dal peso del corpo e dall’energia che si genera durante il passaggio da una riva all’altra del fiume.
1] Il performer attraversa ripetutamente il ponte. Ascoltare i suoni generati dai passi modificando l’andamento del cammino, la distribuzione dei pesi e il carico di impatto dei piedi sulla superficie della passerella; mantenersi sempre in contatto con le sensazioni (raccolte e trasmesse) dei piedi, e attivare la risonanza del ponte1.
2] Il performer trova una posizione distante dal ponte. Ascoltare i suoni generati dal passaggio di altre persone2, portando l’attenzione alle risonanze della struttura e ad altri fenomeni acustici che da essa si sprigionano; trascurare completamente l’ambiente, rimanendo concentrati sul ponte, nell’alternarsi di presenza e assenza di suono3.
DAF
Colpisci il tamburo a cornice1 a mani aperte, iniziando sempre con la parte debole2; continua sino a che la membrana e la pelle della mano trovano una vibrazione (e un calore) comune; ascolta se il suono è di carne, oppure di osso; le unghie sono schegge3.
Volute
Il fumo si alza tra la stanza e la strada1.
Il rumore bianco, trasportato dal fumo, assume le forme del movimento dell’aria2; danza all’interno e, un attimo dopo, si dissolve verso l’esterno; una sola volta, in 21 minuti, raggiunge il mio volto3.
RUDIMENTI1
Colpi distesi sul fiore delle pelle2.La risonanza diffonde il proprio odore3.
[…]
la fiamma di una candela1
Accendi una candela in una stanza buia2. La candela non deve spegnersi per cause diverse del suo stesso consumarsi. Accendi la candela solo dopo aver infilato un pezzo di metallo a metà del suo cilindro di cera e posizionato, alla sua base, un piattino di metallo3.
Stenditi a terra, sul dorso, e ascolta tutti i suoni che ti circondano; non hai propositi: i suoni riverberano ovunque attorno a te, e così la luce della candela che, a sua volta, riverbera ovunque, nella stanza che hai scelto.
La risonanza del piattino, ovvero la caduta del pezzo di metallo, è per te un segnale: alzati in piedi e continua ad ascoltare tutti i suoni che ti circondano, senza propositi. Avanti così, restando in piedi, fino a che la candela si spegne.
seconda annotazione sulle candele
In orario diurno, accendi una candela in una stanza esposta a luce naturale.
Trova una posizione comoda e, facendo ricorso a materiali reperibili nella stanza [found objects1] produci un suono continuo, utilizzando un atto blando e sostenibile per una durata indefinita.
Avanti così, fino a che la fiamma della candela non diventa la più potente sorgente di luce.
Camminata estiva
Ascolta il suono di due cicale. Muovendoti lentamente trova una posizione in cui il frinire1 di una cicala [C dx] è localizzato alla tua destra, e il frinire dell’altra [C sx] è localizzato alla tua sinistra. Continua a camminare, senza meta, mantenendo sempre, e distintamente, il suono di [C dx] alla tua destra e il suono di [C sx] alla tua sinistra.
Avanti così, fino a che una delle due cicale interrompe il suo canto.
Maraca1
Scuotere la formica bianca lasciando che punga le superfici seccate al sole2.
Senza titolo [magnete in ferrite]
Un magnete in ferrite viene consegnato a ogni performer e serve a discernere la composizione materiale dei Prati di Caprara1. Ilperformer si dirige verso i corpi metallici che incontra nel suo cammino e avvicina loro il magnete, fino a che non avviene il distacco del corpo magnetico dalla mano di presa. La forza di attrazione, che si esercita tra la calamita e le superfici ferromagnetiche sparse nei prati, produce un impatto sonoro non mediato dal contatto diretto e preclude una modalità di ascolto basata sul tatto.
ascolta:
• la risonanza della superficie colpita dal magnete.
• la risonanza tattile: la mano viene abbandonata dal magnete, ma trattiene i residui della sua presenza, nel calore e nella polvere.
• la resistenza del magnete al suo recupero dalla superficie metallica.
Avanti così, un impatto dopo l’altro, per 45 minuti
Aurelio urbano
istruzioni per una performance sonora eventuale
[luogo]
Prati di Caprara2
[preparazione]
Il performer attacca un magnete in ferrite a un suo indumento, ai lacci delle scarpe oppure a un found object e cammina, lasciando che il corpo magnetico si trascini a terra. Avanti così, almeno per 15 minuti.
[azione]
Il performer, rivolto a un pubblico eventuale, compie un’aziona sonora improvvisata, servendosi dei materiali rimasti attaccati al suo magnete.
[fine]
Ambra
Macchia Mediterranea alta. Tu cammini, in ascolto: al battimani amico, segnale tenue tra la vegetazione, tu cadi a terra e subito ti risollevi, senza diffondere alcun suono. Avanti così, spostandosi nel verde, con battiti di mani non frequenti, rare cadute e parole lette ad alta voce, fino a sera.
brano di lettura:
«In fondo alla gola stretta, il ruscello era coperto di alberi d’ambra (Liquidambar orientalis), le foglie così dentellate e grigie come la loro corteccia.
Bastava battere le mani perché cadessero. Cadevano per risollevarsi in nugoli, rosse lucenti, punteggiate di nero, rigate di bianco.
Le farfalle (Callimorpha quadripuctaria) giungevano nella valle per assorbire umidità in quella frescura e potersi accoppiare. Anche se, dopo il lungo volo, in gran parte esauste morivano».
Raoul Schrott , “Il deserto di Lop” La Grande Illusion, Pavia 2022, pp.106
Resa di una risonanza
Il performer scuote una campana dotata di batacchio con la mano sinistra; la risonanza dello strumento deve essere continua, senza variazioni rilevanti di andamento e intensità sonora. Appena il batacchio scampana deciso il performer, servendosi della mano destra, avvicina alla campana dei magneti in ferrite, lasciando che si attacchino, uno dopo l’altro alla superficie dello strumento.
[Ascolta]
A ogni impatto magnetico, il suono della campana si modifica, in accordo alla riduzione della sua superficie capace di vibrare liberamente ai colpi dati dal batacchio.
Avanti così, attaccando magneti fino a che tutta la campana ne è ricoperta e la sua risonanza si arrende.
[Ripetere, invertendo le mani]
Gran Sasso1
Le campane delle bestie si scuotono, sparse nel fianco roccioso; ne esce un suono terso, senza peso e di forme concordi allo spostamento di tutti quei corpi flemmatici e affamati, che seguono il verde, sui sedimenti di marna e dolomia. Il sistema di risonanza metallica, ad altezza costante, rende presente la grande assenza; nel suono delle campane, si trascina il silenzio del massiccio, che sferza l’orecchio e le narici con l’odore di un’estate in declino.
KOR1
Dopo alcuni giorni di pratica al tamburo, con colpi battenti a intensità tale da riempire di suono tutta lo spazio della chiesa, alzo lo sguardo e noto che una rete di protezione in corda intrecciata è posta a diversi metri di altezza, sopra la mia testa, e che vi sono adagiati nove cocci di intonaco ocra, staccatisi dall’abside: la rete, rigonfia del loro peso, ne trattiene la caduta, avvenuta in occasioni sconosciute.
Raffiguro nel pensiero un diverso accadimento: la rete assente, la caduta di quei cocci ocra, uno a uno, contro la sottostante tribuna teatrale, i suoni di impatto e, infine, le storture ritmiche che tali colpi avrebbero creato nel mio rullo a colpi singoli alternati.
Destra Sinistra Destra Sinistra Destra Sinistra.
OROPA1
Oropa: in cammino.
Risalendo il corso di avanzamento del torrente si propone, lungo il sentiero, un’apertura: un giardino selvatico, ombroso e raffrescato dall’umidezza di una gradinata di macigni. Riparo, cibo. Solitudine: con il viso volto alla riva, ascolto l’acqua che si muove vicina, in uno sciabordio continuo che scava fuori il rosa delle rocce: resto fermo e il rumore raggiunge, vaporizzato e fresco, l’orecchio destro e abbandona l’orecchio sinistro con un’agitazione spinosa2. Il torrente è la sua direzione. Io sono due metà di corpo. Conduco l’ascolto ai margini più estremi del suono, a destra e a sinistra, come a scomporre il mio corpo per lanciarlo dove il suono è un accumulo di onde (dentro onde), un accumulo bianco di energia. Ricompongo le due metà, lasciando convergere le attenzioni verso il centro, posandole su ciò che avviene avanti a me: suoni minuti di rivoli, e altri rivoli che si frangono dentro di essi, ramoscelli anneriti e prigionieri, che si decorticano a vicenda, colpendosi ritmicamente tra i sassi, gocce prevedibili, ma impazzite.
Il solco torrentizio, nella riva opposta, si eleva repentino in una muraglia terrosa, forata di radici, e dalla cui sommità ricade un verde vegetale che delimita il campo visivo. Sorpasso la parete di terra con l’udito ed emerge un suono remoto, il rintocco metallico di un campanaccio da bestia; alla singola risonanza iniziale si aggiungono, a poco a poco, altri suoni, tutti simili a campane, sparsi e a volte simultanei, con lontananze diverse e in lento movimento di mandria. Ormai convinto della presenza di animali oltre l’ostacolo naturale, bramo una conferma visiva. Rompo la posizione fissa del mio corpo e, con essa, la tensione stereofonica3 dei suoni dell’acqua: guado il torrente e oltrepasso, con una certa fatica e aiutandomi con le mani, la ripida parete di terra odorosa per raggiungere, infine, una pianura di silenzio pneumatico in cui nulla, ne bestie ne altro vivente, calpestano la distesa erbosa4.
KODERJANA
Dopo un diluvio, entra nella vecchia scuola di Topolò1. Spalanca le due finestre, poste a destra dell’ingresso; non spostare nulla e siediti al centro, sul legno polveroso, rivolto alla porta. Chiudi gli occhi. Calma l’ascolto e permetti al rumore [bianco] del Koderjana di risalire la valle e sfociare nella stanza dalle due aperture. Respira. Rendi il suono del fiume sempre più presente nello spazio attorno a te: lascia che cresca, che riempia, fino a sentire il muro [bianco] posto alla tua destra, e opposto alle due finestre, riverberare la sua energia acustica.
[infine, ancora a occhi chiusi]
Raffigura nel pensiero il muro [bianco] posto alla tua destra: il rumore del Koderjana si infiltra in ogni sua crepa e squarcio, e lo oltrepassa; si infrange contro il muro a secco e vibra l’intera collina.
Risposta Battente
Risposta Battente è un esercizio performativo rivolto a una coppia di performer.
Vagando per il Villaggio Artigiano di Modena Ovest, senza parlare, i due compagni trovano ed entrano in un vasto fabbricato abbandonato1.
Ricerca
Il primo performer indaga l’acustica del luogo battendo le mani, in cerca di aree in cui i fenomeni di eco e risonanza sono abbondanti e diversificati.
Il secondo performer cerca una superficie dura e sottile, che possa tenere tra le mani e portare davanti al volto, coprendolo interamente alla vista del primo performer.
Preparazione
I performer pongono i propri corpi allineati e alla massima distanza possibile.
Realizzazione
Il primo performer cammina a un’andatura costante e batte le mani a ogni passo, dirigendosi verso il compagno.
Il secondo performer resta fermo e frappone la superficie trovata tra il proprio volto e il compagno, distendendo gradualmente le braccia (senza modifiche in altezza) a ogni battimani.
Conclusione
Avanti così, in ascolto assoluto, fino a che il primo performer, battendo le mani, sfiora con le dita la superficie trovata dal secondo performer2.
Abbandonare completamente le parole, sin dall’inizio del camminata al Villaggio Artigiano.
CONO DI PERCUSSIONE1
Ripetizione per 7 performer, in una giornata di tarda estate, in uno spazio di azione vuoto e silenzioso, privo di luce artificiale.
Mano sinistra: pirite massiva
Mano destra: ciottolo di selce2
Spazio di azione: vuoto e silenzioso, privo di luce artificiale.
La pratica inizia senza alcuna preparazione e al sopraggiungere di luce crepuscolare.
I performer colpiscono ripetutamente la pirite massiva con il ciottolo di selce, in cerca di un impatto pieno e vibrante, capace di eccitare i riverberi – e gli echi – dello spazio di azione.
La forza battente impressa dal movimento del braccio, la pressione di presa delle mani sulle pietre, la durezza della pelle e la temperatura (del corpo e dell’ambiente) modificano la risposta sonora data dalla percussione e l’emersione dei fenomeni acustici. I performer, in ascolto e avendo cura di queste componenti dell’esecuzione del colpo, modellano gli urti per raggiungere la massima risposta acustica – di pietre e spazio – con il minore consumo possibile di risorse vitali, evitando il dolore alle mani e le ferite da schegge.
I performer continuano la percussione delle pietre fino a che il buio li avvolge completamente e le eventuali scintille scaturite dagli impatti diventano le più potenti fonti luminose.
VERDE DECIDUO
Una pianta caducifoglie si frappone tra il tuo corpo e un altoparlante che diffonde un rumore rosa1. Trova una posizione comoda, rilassati e con il viso rivolto allo speaker, concentrati sull’emissione sonora. Ascolta il percorso del rumore e il suo raggiungerti dopo l’incontro/scontro con la pianta: rami, tronco, foglie.
L’esercizio è ciclico e si ripete per 4 volte nel corso di un anno, mantenendo le condizioni di distanza tra la pianta, il tuo corpo e l’altoparlante, così come il volume di emissione del rumore bianco, costanti.
La prima sessione si svolge in primavera.
La seconda sessione si svolge in tarda estate.
La terza sessione si svolge in autunno.
La quarta e ultima sessione si svolge in pieno inverno.
Idiofoni
Superficie risonante, con pelle tesa, animale.
[parte di testo illeggibile] alcuni frammenti di osso e metallo, legni battenti – di odore e fibra diversa – polvere e cenere sparse.
Le mani cadono ripetutamente.
Afferrano, malmenano, pungono, raschiano, strappano, percuotono, pestano, pizzicano, sfregano, scuotono.
Meditazione senza oggetto
Steso supino a terra, posa sul viso una pietra minuta, sfaccettata. Respira. Respira con calma, evitando ogni movimento volontario che non riguarda la cura delle fasi di inspirazione ed espirazione. Riposa. Riposa e rendi la pelle a contatto con la superficie della pietra sempre più levigata, fino a che essa, all’improvviso, compie il suono della sua caduta1.
Timpano sonor
Riempi d’acqua un recipiente trasparente e immergi in esso un pezzo di legno delle dimensioni della tua mano. Lascialo immerso fino a che non è completamento imbevuto e visibilmente rigonfio. Toglilo dall’acqua e inizia ad afferrarlo e stringerlo con le mani per sfaldarlo lentamente, fino a che il legno scompare in una poltiglia fibrosa1.
Piana alluvionale
Se ripeti la parola “Fiume” molte volte, smette di essere “Fiume” e diventa qualcos’altro1.
Un fosso grosso, che insiste nel trascinare mucchi di cose sciolte fino ad accatastarle, a farle fuoriuscire dal suo solco. Alluvione: il suono del fiume è ovunque, amplificato e moltiplicato; acre e denso il suo umore, che si apre brecce invisibili fino al dentro dei muri più spessi e riparati. L’acqua dilaga nei terreni centuriati, riempie le lame, perfora, scava; oltre i tumulti appare un prato sommerso, scuro, che colma ogni distanza, raggiunge e rende ogni cosa inseparabile. E poi, dopo il diluvio, il fango sedimenta la furia incontenibile, ormai disfatta e ammassata fino ai più insignificanti angoli delle cose, delle case. Il fango assorda le risonanze, mescola le durezze materiali, crea un unico e diffuso odore, gonfio e repulsivo. Cola dalle mani fino al più remoto proponimento della mente, al margine di un pensiero che si sfalda fino a domani, e poi a domani, e a domani ancora. Il maltrattamento ultimo cala dal sole. Caldo: 30 gradi centigradi circa e d’improvviso il molle monocromo diventa un lastricato crepitante; infinitesimi di argilla, si alzano ovunque assieme alle forze del vento, invadono i respiri fino a forare le narici, seccano le lingue che pronunciano, ancora e ancora, la parola “Fiume”.
Un rumore per il ritorno
Spinadello1.
Al crepuscolo, recati nel terreno posto alle spalle dell’acquedotto, nell’incolto cortile recintato, dove sono presenti sentieri, rovi e i ruderi dei pozzi. Posiziona un altoparlante bluetooth ai tuoi piedi, nel punto in cui intendi iniziare il percorso.
PLAY: riproduci il file audio [rumore rosa].
Ssssssshhhhhhhh
Cammina nel cortile, ascoltando il rumore diffuso dall’altoparlante, fino a che la luce del giorno non declina completamente e il mondo visibile, attorno a te, si spegne. Al buio, continua a camminare - con calma e senza destinazione - fino a raggiungere i margini di propagazione del rumore: oltrepassali.
Nella transitoria assenza del rumore, ascolta per qualche minuto tutti i suoni che ti circondano: lo stormire delle foglie, i versi degli animali, il traffico della via Emilia in lontananza. Ripercorri quindi i tuoi passi. Rientra nell’area occupata dal rumore rosa e raggiungi la posizione dell’altoparlante2.
STOP: ferma la riproduzione del file audio [rumore rosa]3.
Concludi la pratica di ascolto ritornando all’edificio principale dell’acquedotto di Spinadello.
Assaggiare l'aria
In una giornata di vento, a bocca aperta, distendi la lingua come per assaggiare l’aria. Mantieni l’organo estratto e, rendendoti consapevole delle espressioni che assume il tuo volto, ascolta i suoni che ti circondano e che si muovono tra le correnti. Cammina, seguendo le sensazioni di compressione e rarefazione umide che giungono alla tua lingua.
Massetere1
Posizionati davanti a un altoparlante che emette un rumore bianco a un volume stabile. Consuma quindi un alimento crudo e di una consistenza tale per cui sia inevitabile uno sforzo del massetere1 durante la masticazione, che deve essere lenta e accurata: mangiare modifica il tuo respiro, il portamento del volto e altera la percezione del rumore bianco.
Sonaglio [costruzione di un rompicapo]1
Prendi un cumulo di argilla bagnata e predisponila per darle la forma approssimativa e la dimensione del tuo pugno serrato; prima di lasciarla essiccare crea una cavità interna che possa contenere piccoli frammenti di un materiale a tua scelta, di cui nessuno conosce l’origine all’infuori di te. A essiccazione avvenuta, il cumulo di argilla risulta compatto, duro e facilmente afferrabile; tenuto in mano e agitato, produce un suono particolare, dato dallo scuotimento interno del materiale scelto: diventa appunto un crepitacolo o sonaglio.
Riponi l’oggetto in casa, nel tuo studio, al bar o in qualsiasi luogo familiare in cui sei solito incontrare altre persone: di tanto in tanto, senza troppo impegno, invita i tuoi amici a produrre suono scuotendo il pugno serrato d’argilla. Se qualcuno riesce a indovinare con precisione l’origine dei frammenti di materiale, da cui deriva il suono, distruggi il sonaglio2.
Proponimento 1-25
Suona considerando il tuo corpo e lo strumento come un unico oggetto, collocato tra gli altri oggetti della stanza.
Unibz1
Ecco ciò che avrei potuto fare durante la mia azione del vivo presso C1:
Ridurre la quantità di informazioni ritmiche, l’oscillazione di energia, i colpi.
Prendere le due bacchette in palissandro -legno durissimo- oppure due pietre. Colpire, ma senza articolazione. Colpire con la solita configurazione a colpi singoli e con dinamica costante, che eccita i riverberi: Ta Ta ta ta tatatatatatata Ta
PAUSA
[In cui si ascolta il mormorio delle persone, il rumore dell’edificio]
Spingere con forza il pulsante e chiamare l’ascensore. Intonare con esattezza la frequenza del suo campanello di apertura porte: fischiare la nota in modo dimesso, disinteressato. Riprendere quindi la configurazione ritmica Ta Ta ta ta tatatatatatata Ta ed entrare nell’ascensore. Continuare con i colpi singoli uscendo dalla parte opposta dell’ascensore e attendere la chiusura delle sue porte, per sparire definitivamente alla vista del pubblico.
Allontanarsi continuando a colpire per eccitare i riverberi con la solita configurazione ritmica, sino a essere sicuro che le persone in ascolto, ancora nelle scale, non possano più sentire i suoni dei colpi. Metterli nel possibile imbarazzo sul da farsi.
Proponimento 2-25
Ogni volta che ascolti una registrazione in cui sia evidente una distorsione audio dei microfoni, riavvia il file ed esegui un’azione sonora utilizzando ciò che trovi nella stanza intorno a te. L’azione deve amplificare e articolare, per tutta la sua durata, la distorsione audio.
proponimento 3-25
[mentre agisci con lo strumento] Ascolta e rallenta sempre più il respiro, sino a che la sensazione di un cerchio non appare all’improvviso, nello spazio tra le sopracciglia.




















